diario da Città del Messico

que viva méxico
que viva méxico

Il fatto è che vivo in attesa. Non ho capito bene di cosa ma finalmente ho capito che sono in attesa. Prima dei mesi. Ora dei giorni. Il segreto sta nel riuscire a mettere qualcosa di interessante nell’intercapedine di questa attesa. Quindi un giorno attendo la scadenza per la consegna di un articolo agli ostinati brasiliani che continuano a farmi lavorare e riempio il tempo che mi separa dall’evento di lavoro e altre attività riempienti. Un giorno attendo la serata organizzata da qualche amico, tipo stasera che c’è un seratone. E riempio il tempo che mi separa da questi momenti topici.

Oggi me so svejato così. Riflettendo sul senso della vita. dev’essere il panino che mi so mangiato ieri sera che m’è risultato pesante. Ci pensavo anche perché due sere fa ho rischiato di essere ucciso da un coglione che guidando ubriaco si è incollato tre macchine e una colonnina corinzia andando lungo su una curva. E si è incastonato alle macchine parcheggiate a pochi metri da me impietrito. Il capitello corinzio mi ha salvato. E sinceratomi che i tre imbecilli ubriachi nella macchina non fossero morti o gravemente feriti me ne sono andato osservando come loro, non paghi del botto clamoroso, cercavano di andarsene in retromarcia ridendo.

E mi è venuto in mente il discorso di Edward J. Olmos dell’industria messicana, alias il neonazi dell’aereo. E ho capito cosa intendeva. E con sommo stupore ho realizzato che io penso le stesse cose. Solo che mi disturba che si citi il nazismo. Ma la maggior parte di noi è composta da teste di cazzo autodistruttive per la razza umana. Capito questo mi sono tranquillizzato. Dovrò imparare il tedesco comunque. Così. Non si sa mai.

Dunque attendo e riempio intercapedini. L’altro ieri vedevo la partita di calcio Messico Stati Uniti, valida per la qualificazione al mondiale. Vado col Cachorro a casa di un amico, il Chucho. Stanza piena di gente e di fumo e di birra e di cubalibre e di patatine. Classica partita di calcio a casa di amici. Per i messicani il calcio è uno dei pochi campi in cui da sempre possono dimostrare ai gringos che sono meglio di loro. E farlo davanti al mondo. Non che la selección sia uno squadrone, però oggettivamente nella storia del calcio gli USA non valgono un cazzo.

Dunque tutti pronti a tifare Messico e umiliare i gringos, che però ultimamente stanno rivalutando il calcio e investendo. E la loro nazionale non è più così male.

In mattinata mi chiamano i brasiliani e mi dicono, amico tu guadagnerai del denaro, dei dollari americani per la precisione, scrivendo un pezzo di calcio sulla partita, ma solo se gli USA battono il Messico, solo se l’uomo morde il cane. Io, ok da paura mi sembra perfetto amici del Brasile, ma sappiate che il Messico non perderà mai in casa contro i fottuti imperialisti yanqui.

Il mio spirito al calcio di inizio è ambivalente. Tifare USA è contro i miei principi, ma anche morire di fame è contro i miei principi. Inoltre mi hanno affibbiato il soprannome di zopilote in Honduras, causa la mia mancanza di scrupoli (zopilote vuol dire avvoltoio). Dunque preso da una forte dissonanza cognitiva non so per chi tifare e attacco a mangiare patatine piccanti compulsivamente, a servirmi abbondanti dosi di cubalibre e a puntare una bella moretta seduta vicino a me. Così, giusto per non venire divorato dall’angoscia di non sapere per chi fare il tifo.

Per fortuna la banda di cazzoni con cui mi accompagno riesce a coinvolgermi e finisco per fare ciò che era naturale fare, insultare gli imperialisti yanqui per 90 minuti. Col veleno. Bavosi.

Messico – USA 2-1. Ho perso dei dollari americani sonanti ma me ne fotto. In compenso sono brillo, non devo lavorare per oggi, mi sganascio sparando cazzate con una bola de pendejos e mi accompagno a una bella moretta. Direi che per oggi tutto sommato il risultato sia: zopilote – attesa 1-0.