diario da Città del Messico. italiani ammazzati

El Santo VS el Huracán Ramírez
El Santo VS el Huracán Ramírez

Qualche giorno fa è stato ammazzato un italiano a Città del Messico. Su Repubblica esce un pezzo scritto evidentemente da un analfabeta, caratteristica sempre più comune tra i giornalisti (o sedicenti tali) nostrani. Questi i fatti. L’uomo, un sessantenne pensionato ex ferroviere del nord, a giudicare dal cognome veneto, trasferito in Messico da 5 anni, va con sua moglie su un autobus a pranzo da amici nel quartiere di Iztapalapa. Sul pesero c’è un gruppetto di quattro ragazzini quindicenni che pippano la colla. A un certo punto tirano fuori il pezzo e cominciano a rapinare ordinatamente i passeggeri dell’autobus. L’italiano si alza. Si oppone. Grida ai rapinatori che è armato. Per spaventarli. Quelli per tutta risposta gli piantano una pallottola in corpo perforandogli un polmone e lesionando il cuore. L’italiano tira le cuoia.

Il genio che scrive il pezzo su repubblica (tale Claudio Ernè), in un italiano sicuramente innovativo, esalta il coraggio del compatriota sperticandosi in complimenti ed elogi pacchiani, e indignandosi (quanto sono superiori quelli che si INDIGNANO…) con i giovani malavitosi messicani. L’Ernè ci informa che “Probabilmente i ragazzi-assassini erano sotto l’effetto di qualche droga, con buona approssimazione cocaina”. In genere i giovani criminali delle “baby gang” (come dice Ernè) di Città del Messico, con buona  approssimazione pippano la colla o il lucido da scarpe, se gli va di lusso. E non gli frega proprio un cazzo dei gesti eroici.

Ora. Io penso che questo evento, con buona pace del povero signor Furlan, si possa trovare a pagina tre del Manuale illustrato su come farsi sparare in faccia a Città del Messico. Come ti viene in mente, su un pesero a Iztapalapa, un po’ come il Bronx in versione messicana, di alzarti in piedi e reagire a una rapina fatta da regazzini pippati con una pistola? Non sei un eroe. Sei solo un coglione. E la punizione per i coglioni, un po’ a tutte le latitudini, è la morte violenta.

Mentre penso e scrivo queste cose mi sento un po’ colpevole. Dice, allora sei mejo te. Dice, si vabbè, quello ha reagito d’istinto e tu sei uno stronzo cinico senza pietà a dire certe cose. E magari è pure vero. Però quello che mi secca è che ci sia gente che non si rende proprio conto della realtà. Mi INDIGNO, ecco. Non so perché mi rode tanto il culo per questa cosa. Forse perché vorrei che gli italiani nel mondo fossero un po’ tutti come quelli delle barzellette: furbi, scaltri e paraculi. Dove l’italiano vince e con lui vince l’Italia intera. E se uno svizzero ti dice italiano-pizza-spaghetti-mandolino-mamma-losaichec’èèarrivatoilmerendero, tu non arrossire e non abbassare il capo.

Questo mi piacerebbe. Invece c’è gente che ama fare l’eroe in un paese dove agli eroi gli sparano in faccia.

Oggi però, nonostante tutto, sono felice. A causa di un improvviso capovolgimento di fronte della fortuna la mia vita sta prendendo un’ottima piega. Quindi ora esco, prendo un pesero e mi vado a fare una bella passeggiata a Iztapalapa. Così. Per sfidare la fortuna e vedere a che punto arriva. Occhio che sono armato.

p.s. La foto che pubblico oggi non è inerente al post. Sono le gesta del Santo, nel suo epico scontro con Huracán Ramírez.