diario da Città del Messico. Io sono El Santo.

el Enmascarado de plata
el Enmascarado de plata

La giornata di ieri poteva sembrare un qualsiasi venerdì a Città del Messico. Un venerdì barzotto direbbe qualcuno. Per esempio io.

Poi all’improvviso si fanno le 7 di sera e raggiungo Silvia e i suoi amici in una cantina del centro storico. Quattro chiacchiere e qualche tequila. Continua ad essere venerdì. Nove e mezza, Arena México per il rito della lucha libre nel suo tempio nazionalpopolare. C’è un amico francese di Silvia, Roman, entusiasta degli energumeni mascherati che ogni settimana affascinano grandi e piccini con uno spettacolo che i più non riescono ad apprezzare. C’è sempre qualche ottuso che commenta sì vabbè però si vede troppo che non fanno davvero a botte, cioè si capisce che è per finta. In questi casi purtroppo è difficile avere un’interazione civile. Ma tant’è.

Dunque finita la lucha ci buttiamo tra le bancarelle che vendono maschere, magliette, pupazzi e tutto ciò che può avere impressa la faccia enmascarada dei nostri eroi.

Ovviamente non resisto e mi compro la maschera del Santo.

Ora. Per chi non lo sapesse El Santo non è stato solo il più importante luchador, insieme a Blue Demon, della storia messicana. Esso è un eroe. Un’icona immortale. Un mito. In questo paese che idolatra divinità ed eroi mascherati El Santo è più o meno come Maradona per i napoletani, o come Elvis per… per i fanatici di Elvis.

A partire dagli anni cinquanta El Santo, conosciuto anche come el enmascarado de plata, comincia a diventare un eroe grazie a fumetti e film che lo hanno come protagonista. In tutta la sua carriera nessuno è mai riuscito a togliergli la maschera in combattimento, nessuno lo ha mai visto in faccia. Da qui è nata la leggenda per cui il giorno in cui gli fosse stata tolta la maschera sarebbe morto. Nel 1984 el Enmascarado de plata partecipa a un programma televisivo e il presentatore riesce nell’impresa. Gli fa mostrare al pubblico un pezzetto della faccia. Dopo una settimana muore di infarto. E il mito prosegue e si ingrossa. Si dice che sia stato sepolto con la sua maschera d’argento.

Ieri sera mi presento con i miei amici in un locale della colonia Roma. Prima di entrare, per gioco, indosso la sacra maschera del Santo. Entro.

Da qui la serata cambia. Inaspettatamente tutto il locale esplode in grida e applausi. Dopo 30 secondi sono il re della serata. La follia. Gente che grida SantoSantoSantoSanto mi fanno ballare in mezzo a cerchi vertiginosi. Mi offrono da bere. Tutte le ragazze del locale vogliono ballare con me. Anzi non con me. Con El Santo. I loro fidanzati mi chiedono se posso farmi delle foto con loro. All’improvviso vengo preso per le gambe e sollevato come la coppa dei campioni. Sono stravolto. Non riesco a credere a quello che mi succede. Duecento persone impazzite che coinvolgono uno sconosciuto in modo forsennato peché indossa la mascara de plata. Mi fanno salire su uno sgabello e mi costringono a ballare. Per tutto il tempo in cui rimango nel locale gran pacche sulle spalle, sorrisi, abbracci commossi.

Io non posso più togliermi la maschera. Non sono più io. Non riguarda più me. In questo momento io presto il mio corpo allo spirito del Santo. E ho il dovere di onorare la maschera che indosso di fronte a tutta questa gente che la rispetta e la venera. Per un momento ho capito come deve sentirsi Francesco Totti quando entra in una trattoria di Testaccio. Per poche ore ho sentito nel mio corpo la concretezza dell’amore di un popolo verso un suo eroe. Un eroe mascherato. Un giustiziere. Un’icona positiva. Popolare.

Uscito dal locale, solo dietro l’angolo tolgo la maschera per prendere aria e un taxi. Per qualche istante temo che anch’io possa morire facendo quel gesto. Ma non accade. Evidentemente.

Probabilmente questa è l’esperienza più surreale che mi sia successa a Città del Surrealismo.

Che lo spirito di Rodolfo Guzmán, conosciuto come El Santo, ci protegga tutti.

diario da Città del Messico

luchadores en la calle
luchadores en la calle

Il sabato mattina la città è sempre vuota. Qui si fa festa dal venerdì. La gente è a casa spolpata dalla borrachera della sera prima e deve prepararsi a quella del sabato.

Prendere la metro di sabato mattina alle 10.30 fa un po’ impressione. Siamo in sei su un vagone che normalmente deborda passeggeri.

Arrivo a Polanco, a casa di Akira. Dobbiamo parlare di un progetto che abbiamo deciso di sviluppare insieme a un suo amico chef, Tadashi.

Solo che nessundo di noi ha fatto colazione e quindi ci lanciamo per le strade di Tacuba. Verso il mercato. Verso il sope, una tortilla di mais più grande e ovale del normale, scaldata sulla piastra. Sopra la tortilla si adagia la carne, il formaggio, la salsa. Quello che ti pare. Comida de mercado. Ovviamente è buonissima.

Al mercato di Tacuba, una zona molto popolare, a fianco a noi stanno armando la lucha libre. Per la strada hanno montato un ring e i luchadores si preparano a esibirsi di fronte ai tanti bambini e ai loro genitori.

Noi tre con il sope in mano osserviamo.

Il presentatore è un ragazzetto. “Il Partido de Accion Nacional è lieto di presentare lo spettacolo di lucha libre! Benvenuti.”

È un’iniziativa del PAN. PAN et circenses. IL partito di ultradestra, attualmente al governo, che rappresenta la classe ricca e conservatrice del paese, va in missione nei quartieri popolari il sabato mattina a regalare alla gente spettacoli di lucha libre.

I luchadores sono dei panzoni. La lucha è di bassa qualità. Non fanno salti. Non fanno acrobazie. Non si menano. Sono lenti. Sono patetici.

Ma il pubblico sembra apprezzare. In più è gratis e i pupi si divertono.

Noi lasciamo il mercato  prima che ci sia un vincitore, ma secondo me Pirata avrà la meglio su Mascara de Hielo. Quanto meno non è obeso e ha le lenti a contatto bianche, come il Mystico.

Ci aspetta un lungo pomeriggio alcolico. Ora siamo pronti.

Vittorio l’ho lasciato a casa. Da quando ha scoperto dio è diventato un fanatico. Ora cerca di convertirmi alla fede. Ma non attacca.

Il suo dio non avrà mai la meglio su di me.

Il cammino è disseminato di tranelli e difficoltà.