E insomma prosegue la vacanza nella perla dei caraibi. Questa magnifica meta turistica che è Haiti. Non si sa più cosa inventarsi per attrarre vacanzieri e quindi hanno puntato sull’esotico necrofilo. Se non eravate soddisfatti dell’ondata di colera ci si può sbizzarrire con le visite guidate nelle fosse comuni, amene spianate in mezzo alle floride campagne haitiane, cosparse di bucolici contadini che usano l’aratro (senza buoi perché quelli costano) per coltivare quattro patate dolci e du pommidoro.
Inoltrandosi nelle soleggiate campagne haitiane, si viene raggiunti da repentine folate di morte, indizio che nei dintorni si apre una fantastica fossa comune, che oltre a ospitare vecchi cadaveri del terremoto oggi trabocca di cadaveri freschi senza nome, ammucchiati in discesa a difesa della loro celebrazione, verrebbe da dire, se non fosse più appropriato riferirsi con questa frase a carogne italiane che risiedono nel parlamento.
Dunque con la motoretta cinese si va a fare una scampagnata per vedere un po’ di bellezza naturale, visto che in città le strade sono nere di polvere, di cenere di copertoni bruciati negli scontri dei giorni scorsi. Nelle strade di Port-au-Prince ci sono state barricate, fumogeni, bastonate, incendi. Come a Roma, solo che questi c’hanno pure il colera, e con la differenza che se si ribellano e fanno le barricate l’opinione pubblica internazionale dice, beh, insomma, sono violenti però hanno ragione sono esasperati ti credo che si ribellano con lo schifo che fa la politica haitiana, con le porcherie che sono costretti a vivere sulla loro pelle, sulla loro carne martoriata.
Invece se lo fai a Roma, a Atene, a Londra, sei un facinoroso, antidemocratico, perché come dice robbertosaviano, la violenza è robba vecchia, sei out, sei un looser, sei un antico, stai delegittimandoti da solo, stai PASSANDODALLAPARTEDELTORTO. Stai passando dalla parte del torto. Questa frase si merita e si è sempre meritata un gigantesco vaffanculo. Che la dica robbertosaviano o Gianni Alemanno (che è vero, era diverso lui, perché invece di metterci la faccia andava a menare come un infame, come tutti i fascisti della sua specie) non fa molta differenza. Rimane una colossale stronzata.
Haiti è piena di black block. Forse perché sono negri e fanno le barricate.
Dunque Port-au-Prince si trasforma in un campo di battaglia, dove a gente esasperata e frustrata si riconosce il diritto di incazzarsi di fronte all’ennesima ingiustizia che subisce. E quindi uno decide di trasferirsi ad Haiti, perché, sí, ci sarà pure il colera, le strade sono una schifezza, le fogne sono a cielo aperto, c’è stato il terremoto, è pieno di negri incazzati, ma almeno non ti dicono che sei uno stronzo se rendi manifesta la tua rabbia.
Però oggi eravamo in moto, a fare scampagnate sull’isola tropicale. Che poi ti scordi facilmente che stai su un’isola. Ti scordi che c’è il mare. Come se il mare fosse troppo bello per andare d’accordo con lo schifo che dilaga ad Haiti.
Vedendo il cranio di uno sconosciuto esposto alle mosche, alle intemperie, sgusciando fuori da un sacco di plastica dove era stato avvolto per essere buttato insieme agli altri cadaveri nella fossa comune, mi viene in mente una cosa un po’ banale. In questi momenti non pensi a cose intelligenti. Pensi a cose banali.
Io penso che è disdicevole farsi vedere in questo stato. Anche se sei morto bisogna mantenere un certo contegno. Bisogna subire con dignità. Farsi gettare merda addosso va bene, anche per tutta la vita, ma non è accettabile una reazione scomposta.
“Silenzio! e arrispettate il presidente!”